La Retention attraverso nuove tecnologie e metodologie di lavoro
Abstract:
Dai numeri alle considerazioni qualitative della situazione attuale.
Partendo dall’indagine Randstad “Employer Brand Research 2024” rispetto ad alcuni dei temi più attuali del mondo HR, ovvero i desiderata dei dipendenti in tema di work-life balance e di lavoro da remoto e l’impatto dell’AI sull’attività lavorativa, faremo un affondo relativamente al mercato del lavoro ICT su questi argomenti, evidenziando le peculiarità del settore e riflettendo sulle potenzialità che queste tematiche possano avere sulla talent retention all’interno dei team.
Doverosa premessa: i fattori di attraction e di retention individuati si differenziano se analizziamo la popolazione di professionisti in base alla fascia l’età e al genere.
Ad esempio, il fattore “atmosfera di lavoro piacevole” raggiunge un valore più elevato nei soggetti femminili (66% vs 52% di quelli maschili); lo stesso fattore tocca picchi massimi di importanza per gli individui tra i 55 e i 64 anni con un 66%, raggiungendo il livello minimo nella fascia dei 25 - 34 anni con il 58%.
Detto ciò, è stato possibile individuare complessivamente cinque drivers più importanti per la scelta di un datore di lavoro relativamente al campione di 6774 professionisti intervistati:
In primis, troviamo
- “equilibrio lavoro - vita privata”, indicato dal 62% del campione;
- “atmosfera di lavoro piacevole” con 60%;
- “retribuzione e benefits interessanti” con 57%;
- “sicurezza del posto di lavoro” con 51%;
- “progressione di carriera” citato dal 49% dei soggetti.
Il tema di oggi si inserisce soprattutto sui primi due punti individuati dall’indagine: è immediato il collegamento che intercorre tra il work - life balance, un’atmosfera di lavoro piacevole e gli strumenti che consentono flessibilità nelle modalità di lavoro del dipendente.
Anche qui andremo ad analizzare alcuni dati provenienti dallo stesso campione di soggetti. L’indagine parte dal 2021, indice del fatto che il periodo pandemico sia stato pioniere della best practice del remote working (ma questo di certo non ci stupisce). Nel 2024 assistiamo ad un calo del lavoro full remote (attualmente un 6% contro il 18% del 2021), ma abbiamo una consistente percentuale di professionisti che lavora in modalità ibrida, quasi la metà del campione (per l’esattezza il 48%); completano la torta un 19% che dichiara che la propria attività sia impossibile da eseguire da remoto, e un esiguo 2% sostiene che sia il datore di lavoro a non voler concedere il lavoro da remoto al/la dipendente.
In buona sostanza, come anticipato poche righe qui sopra, questi dati evidenziano la crucialità di fornire ai professionisti i due pilastri di cui ritengono di avere maggiormente bisogno: il work life balance e un buon clima di lavoro, alchimia raggiungibile attraverso il lavoro ibrido.
Questi dati sono riferiti in maniera ampia a soggetti appartenenti a diverse industries/settori del panorama lavorativo italiano: proviamo ad effettuare uno zoom sul mercato del lavoro dell’information technology, fornendo alcune interpretazioni qualitative partendo da questi numeri.
Sussistono alcune differenze sostanziali nel settore IT rispetto ad altri.
I professionisti dell’ambito hanno molta più familiarità con gli strumenti tecnologici che consentono di lavorare non per forza dall’ufficio (strumenti di videoconferenza, di condivisione di dati in tempo reale ecc…) e, molto spesso, da più tempo rispetto ai colleghi di altri dipartimenti (magari da ancor prima del periodo pandemico).
In secondo luogo, il 19% del campione che sostiene di non poter materialmente lavorare da remoto nel caso di figure IT si riduce estremamente.
Inoltre, sono sovente abituati a lavorare in team di lavoro dislocati (più che in altre professioni), talvolta persino su altri continenti e con altri fuso orari, fattore che rende necessaria la competenza di sapersi organizzare attraverso tempi e metodi inerenti al lavoro da remoto.
Infine, sono figure leader di un mercato caratterizzato da una profonda talent scarcity, che li mette in una condizione di scelta maggiore rispetto ad altri professionisti e che pone di conseguenza il datore di lavoro alla necessità di proporre loro condizioni ottimali e attrattive, tra cui naturalmente il remote working.
Concludendo, ancor più nel settore ICT è consigliabile adottare il remote/hybrid working, perchè proprio è ciò che ci chiedono i professionisti ed è ciò che a detta loro potrà attrarli e trattenerli in una Realtà lavorativa.
di Tea Arrigoni, Randstad Technologies Italia