Il meglio è nemico del bene
A cura di Paolo Cannistraro
Negli ultimi anni, la cybersicurezza è diventata una priorità assoluta per aziende, governi e cittadini. Ogni giorno, nuove minacce informatiche mettono a rischio i nostri dati e i nostri sistemi. In questo contesto, cresce la pressione per trovare soluzioni sempre più sofisticate, puntando a livelli di protezione sempre più alti a volte quasi inaccessibili. Tuttavia, c’è un problema insidioso che si nasconde in questa corsa alla perfezione dove il meglio può essere nemico del bene. Un concetto antico che risuona con forza anche nel mondo digitale, dove puntare a soluzioni perfette può rivelarsi un errore strategico.
Quando si parla di cybersicurezza, l’idea di creare un sistema “perfetto” è seducente. Il problema, però, è che questo livello di protezione è molto spesso irraggiungibile e si scontra con le necessità di business. Le minacce sono in costante evoluzione e, mentre i vari team di esperti si affrettano per sanare le vulnerabilità dei nostri sistemi, i criminali informatici sviluppano nuovi strumenti e strategie per violarlo.
Nella costante corsa per inseguire la perfezione, si rischia di perdere di vista l’obiettivo principale: ridurre il più possibile le vulnerabilità nel minor tempo possibile.
In contrapposizione alla perfezione, c’è l’approccio pragmatico del “bene”. In ambito tecnologico, il “bene” non significa accontentarsi di soluzioni mediocri, ma piuttosto implementare misure di sicurezza sufficientemente efficaci nel breve termine. Si tratta di azioni tempestive che proteggono da rischi immediati, senza dover aspettare di aver creato un ecosistema perfetto.
Ad esempio, l’installazione di patch di sicurezza e l’aggiornamento regolare dei software sono misure preventive che, pur non garantendo la protezione assoluta, riducono significativamente le probabilità di attacco. Anche se queste misure non risolvono ogni problema, rappresentano un baluardo efficace contro molte minacce note.
Cercare di raggiungere la perfezione nella cybersicurezza non è solo difficile, ma anche costoso. Ogni passo verso una maggiore sicurezza richiede risorse, tempo e competenze specifiche. In molte aziende, soprattutto quelle di piccole o medie dimensioni, i budget dedicati alla sicurezza informatica sono limitati, e ogni euro speso nella rincorsa alla perfezione potrebbe togliere risorse ad altre aree critiche.
Non solo: più complesso è un sistema, più è difficile da gestire. Questo aumenta il rischio di errori umani, un fattore cruciale nella cybersicurezza. Gli operatori potrebbero commettere sbagli durante la configurazione o la gestione di sistemi troppo sofisticati, aprendo inavvertitamente nuove falle di sicurezza. In molti casi, soluzioni semplici e ben collaudate si rivelano più sicure perché sono facili da implementare, controllare e mantenere.
Un possibile approccio più realistico e sostenibile potrebbe essere quello della sicurezza adattiva. Questo modello riconosce che non esiste una soluzione perfetta e definitiva, ma che è possibile lavorare su sistemi che si evolvono e si adattano alle nuove minacce. In pratica, si implementano misure di sicurezza sufficientemente efficaci tenendo in considerazione la criticità delle risorse impattate dalle vulnerabilità e alcuni indicatori macro di esposizione al rischio, come ad esempio se la risor sa sia esposta oppure no, aggiornando il sistema man mano che nuove vulnerabilità emergono.
Un esempio potrebbe essere quello di utilizzare l’intelligenza artificiale per rilevare le minacce informatiche. Le tecnologie di machine learning non offrono una protezione perfetta, ma sono in grado di identificare comportamenti anomali e segnalare potenziali attacchi prima che diventino dannosi. Questo approccio dinamico non cerca la perfezione, ma punta a una sicurezza in continuo miglioramento, che evolve insieme alle minacce.
Nelle aziende, adottare una strategia basata sulla gestione del rischio è il cuore di una cybersicurezza efficace e vincente.
Questo processo consente di identificare e prioritizzare le minacce in base alla loro gravità e alla probabilità che si verifichino. Invece di puntare alla protezione totale (spesso irrealistica), la gestione del rischio permette di concentrare le risorse sulle aree più critiche.
Questo approccio responsabilizza le divisioni aziendali coinvolte, rendendole parte attiva nel processo decisionale su quali rischi affrontare e con quali modalità, favorendo una maggiore consapevolezza e collaborazione all’interno dell’organizzazione.
Un altro buon esempio è la difesa a più livelli (defense-in-depth), una strategia che combina diverse misure di sicurezza. Questo metodo non si basa su una singola linea di difesa, ma su una serie di barriere, ognuna delle quali mitiga una parte delle minacce. Se una misura fallisce, altre possono comunque entrare in azione. Questo sistema è meno vulnerabile agli errori e offre un equilibrio tra protezione, costo e complessità.
In conclusione è doveroso citare che oltre agli aspetti tecnici analizzati, una delle variabili più importanti nella cybersicurezza rimane la cultura aziendale. Le organizzazioni che spingono verso la perfezione possono creare un clima di insicurezza decisionale, dove i dipendenti evitano di agire per paura di sbagliare. Al contrario, aziende che promuovono il pragmatismo e la rapidità di azione riescono a rispondere più efficacemente alle minacce.
Promuovere una cultura della cybersicurezza significa educare i dipendenti sull’importanza di azioni preventive, come il corretto utilizzo delle password o il riconoscimento di e-mail phishing. Politiche di sicurezza che siano realistiche e facili da rispettare sono altrettanto fondamentali. Se le procedure sono troppo complesse, i dipendenti potrebbero aggirarle, esponendo l’azienda a rischi evitabili.
Nel panorama odierno della cybersicurezza tentare di rincorrere la perfezione rischia di rallentare i processi e ritardare decisioni cruciali a vantaggio delle vulnerabilità, con il rischio di aumentare la probabilità di un incidente.
Al contrario, un approccio pragmatico, che accetta l’impossibilità della perfezione e si concentra su soluzioni efficaci e realistiche, offre una protezione solida e flessibile. Le minacce digitali sono in costante evoluzione, e solo un sistema adattivo e basato sulla gestione del rischio può tenere il passo.
In definitiva, la vera sicurezza non sta nella perfezione, ma nella capacità di reagire prontamente e di migliorare continuamente.
Riconoscere che il bene è spesso la soluzione migliore ci permette di costruire un ambiente digitale più sicuro, senza rimanere intrappolati nell’illusione di una sicurezza assoluta dove Il meglio è nemico del bene.